La storia dell’Associazione “La Principessa Azzurra” e del progetto “Le Parole per dirlo”
Intervistiamo la prof.ssa Mara Fortuna e la prof.ssa Annamaria Franzoni, Dirigente scolastico dell’I.C. 76 Francesco Mastriani di Napoli, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Associazione “La Principessa Azzurra”.
Prof.ssa Fortuna, come è nata l’Associazione “La Principessa Azzurra?”
Prima di essere un’associazione “La Principessa Azzurra” è stato un progetto scolastico. Nato nel 2013 su un’idea della sottoscritta e della prof.ssa Franzoni, attuato con la collaborazione del GPA della circoscrizione Chiaia, il progetto è stato fin da subito multi ed interdisciplinare e portato avanti su più scuole. Allarmate dal proliferare di episodi violenti, ad opera di giovani e giovanissimi e dal numero costante di femminicidi e stupri nel nostro paese, il progetto si proponeva come finalità la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, al sessismo e al bullismo, attraverso la costruzione di una cultura del rispetto della persona umana. Il bullismo a scuola, le violenze delle baby gang, lo “scherzo” contro il disabile o l’immigrato, la diffusa mentalità sessista, la prevalenza di modelli culturali maschilisti, ora senza l’argine dei potenti movimenti delle donne degli anni 60 e 70, fanno tutti parte di un fenomeno nuovo per capillarità e trasversalità, e che rivela un diffuso analfabetismo affettivo. Come il filosofo Umberto Galimberti, che da tempo si occupa di giovani ed educazione, ci ha più volte ricordato, naturali sono solo gli impulsi e le emozioni, i sentimenti sono dati culturali. Cioè sono frutto di un’educazione familiare e collettiva, che oggi sembra essere, purtroppo, lacunosa. Lo strumento più potente che nel corso dei secoli gli esseri umani si sono dati per elaborare le emozioni e trasformarle in sentimenti sono le storie, le narrazioni. Dai miti antichi ai serial TV, passando per le favole raccontate alla sera per far addormentare i bambini, per il ciclo di Orlando e per il romanzo moderno; sono loro a fornirci i modelli, a suggerirci significati e ad aiutarci a dare senso alla nostra personale storia. Non è, però, il normale insegnamento della storia della letteratura a fornire ai giovani gli elementi necessari. Ci si è chiesti, quindi, come integrare nel normale curricolo scolastico attività di educazione ai sentimenti. Sono stati gli anni della prima sperimentazione. La scuola pilota è stata il liceo scientifico G. Mercalli, dove si sono svolti anche i laboratori dei docenti e gli eventi finali che vedevano la partecipazione dei dirigenti scolastici, degli studenti che avevano partecipato e dei loro genitori. Molte le scuole coinvolte. Quelle rimaste costanti negli anni sono state la R. Viviani, la C. Poerio, la T. Livio, la F. Baracca, e l’ I.T. della Porta Porzio. In breve l’idea era questa: riunirsi quattro o cinque volte l’anno per dare vita a laboratori in cui sperimentare le metodologie più adatte a raggiungere le finalità educative che ci si proponeva e che i docenti, poi, riproponevano in classe. Le classi coinvolte lavoravano ogni anno su un tema diverso, a seconda dell’età degli studenti e dei programmi. I risultati son stati fin dall’inizio ottimi, per il numero dei docenti e degli studenti partecipanti e per il coinvolgimento. Il primo anno fu stampato un volumetto che raccoglieva scritture e disegni dei ragazzi, oltre alla descrizione del percorso didattico.
Prof.ssa Fortuna, dal progetto scolastico ad associazione no profit. Come è avvenuto questo passaggio?
Gli anni del progetto hanno dato vita a un gruppo stabile di docenti, fortemente motivati a proseguire il lavoro. Un gruppo coeso e determinato, che ha portato Il 12 novembre 2018 alla costituzione dell’associazione no profit. Da quel momento è iniziata la nostra nuova storia. Con la nascita dell’associazione è stato istituito un direttivo, con la partecipazione delle proff. Laura Saffiotti e Anna Maria Simonelli, e le iniziative e i progetti si sono moltiplicati. E’ stata subito riproposta la modalità del laboratorio tra docenti, con una formula nuova però, un progetto dal nome “Le Parole per dirlo”, aperto a tutti, non solo docenti, ma anche genitori, educatori, adulti interessati.
Prof.ssa Fortuna, perché questo titolo?
Il titolo di questo progetto è importante. Innanzitutto le parole di cui si parla non sono necessariamente “parole”, elementi del linguaggio verbale, ma sono tutti gli elementi che donano ricchezza e profondità a ogni linguaggio: visivo, corporeo, sonoro. Si tratta dello stesso titolo di un libro che ha fatto storia: “Le parole per dirlo” di Marie Cardinal, uscito in Italia nel 1976. Siamo in pieno femminismo e il titolo si trasforma presto in un modo di dire riferito alle donne: si tratta di cercare le parole per descrivere la donna nuova che si sta affacciando sulla scena. Sono passati tanti anni, ma ora di parole per dire le cose abbiamo bisogno tutti. Le parole, soprattutto quelle che servono ad esprimere la nostra vita interiore, non hanno più voce, non le ascoltiamo, non sono più il nostro nutrimento. Sono nascoste così bene in una qualche stanza chiusa a chiave che sembrano sparite. Non ne percepiamo nemmeno l’eco. Esistono i gerghi, le comunicazioni frammentarie e monosillabiche, le ripetizioni e gli scimmiottamenti, le interiezioni, le sigle: il linguaggio delle amicizie virtuali. E purtroppo esistono l’aggressività, la derisione, la volgarità, l’insensatezza. “Le parole per dirlo” è il nome che diamo a tutti i nostri percorsi di educazione ai sentimenti, quelli rivolti ai docenti, agli studenti, ai semplici cittadini che vogliano formarsi su questi temi.
Prof.ssa Franzoni, come si svolgono i vostri laboratori?
Nei nostri laboratori si apprendono, sperimentandole in prima persona, una serie di pratiche che tutte insieme concorrono a realizzare un diverso e innovativo approccio alla relazione, educativa e non. Per quanto riguarda la scuola la sfida è individuare e affinare le pratiche migliori, che possano rientrare nella didattica curriculare di tutte le discipline. Non si tratta, infatti, di inserire argomenti ad hoc nelle programmazioni, bensì di far maturare nel discente una migliore consapevolezza di sé e nel gruppo un atteggiamento solidale. Da quando si è costituita l’associazione il numero dei docenti partecipanti e delle rispettive scuole è aumentato. Ora comprende, a titolo di esempio, la Primo Levi di Portici e la G. Mazzini del Vomero.Nell’ambito delle attività didattiche di educazione ai sentimenti, poi, è nata una piccola idea geniale: rivisitare la tombola napoletana, in cui ad ogni numero corrisponde qualcosa secondo la smorfia tradizionale, in chiave rispettosa del genere. Le classi coinvolte hanno quindi realizzato “La tombola delle donne”, un tabellone in cui ad ogni numero corrisponde una donna “che ha lasciato il segno”, non vittime, ma esseri umani che hanno affermato le proprie capacità e lottato per i diritti di tutte. Il gioco è corredato da un libretto con le note biografiche delle donne. Presentata al PAN all’interno del Marzo Donna del Comune di Napoli 2019, nella manifestazione “Aperitombola delle donne”, la nostra tombola, adesso, è sia un gioco “alternativo”, sia un’attività didattica che l’associazione propone alle scuole. Un percorso in cui uno o più gruppi classe creano tabelloni alternativi alla tombola tradizionale, seguendo criteri rispettosi del genere. La tombola fa parte di un’altra sezione dei nostri progetti: “Guardare con altri occhi”. Cioè progetti il cui scopo è creare direttamente modelli positivi, alternativi a quelli tradizionali, riguardo al genere e non solo. Un altro progetto di questa sezione è il Calendario “fa vedere che uomo sei”. Realizzato nel 2109 con lo sponsor della tipografia “Anger” è un calendario con immagini di donne, in cui, ovviamente, non ne è esposto il corpo come oggetto significativo per il suo valore d’uso, un uso che ignora regolarmente la soggettività femminile, ma il viso e le donne sono scelte, ancora una volta, tra quelle che “hanno lasciato il segno”. Infine l’ultima sezione è “La danza del cuore”, progetto ultimogenito, in cui l’educazione ai sentimenti viene attuata attraverso l’espressione corporea e il movimento. “La danza del cuore” è il nome della nuova sezione e comprende, per ora, il Koracore–show, un format, cioè uno schema di lavoro riproducibile che dà, però, sempre risultati diversi, a seconda dei partecipanti e di come viene guidato il laboratorio. Il lavoro consiste in tre momenti: dopo la conoscenza, il “riscaldamento” e la condivisione, si passa al lavoro vero e proprio. Attraverso la libera espressione corporea, il movimento e l’improvvisazione, si esplorano le varie dinamiche delle relazioni affettive, ricostruendo le situazioni che viviamo comunemente (incontro, conoscenza, legame ecc.). Al termine si cuciono insieme i segmenti elaborati dal gruppo in una sequenza più o meno lunga e che sarà, a seconda dei casi, condivisa (mostrata) oppure realizzata solo per i partecipanti. Il momento conclusivo è comunque indispensabile alla piena consapevolezza del lavoro svolto. Il nostro primo Koracore-show è stato proposto nell’ambito della manifestazione “Liberedi” organizzate dalle Pari opportunità del Comune di Napoli per il 25 novembre 2019, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ed è stato realizzato alla Casina Pompeiana.
Prof.ssa Franzoni, progetti per il futuro?
I progetti per il futuro sono molti. Intanto siamo diventati un’associazione di promozione sociale, perché ci è sembrata la forma che meglio permette alle nostre azioni di espandersi e di essere efficaci. Abbiamo in mente di portare l’educazione ai sentimenti nelle piazze cittadine, allestendo un pullman (Un pullman chiamato desiderio) con libri, musica, sedie e tavolini, giochi per bambini ecc. per proporre ai passanti attività gratuite di socializzazione e di crescita culturale. Il nostro sito sarà presto arricchito da una pagina “Risorse”, in cui sarà possibile reperire materiali, bibliografie, sitografie, filmografie ecc. per approfondire i temi di cui ci occupiamo. Per chi volesse contattarci, seguirci ecc. segnaliamo che abbiamo una pagina Facebook, La Principessa Azzurra, e un sito www.laprincipessazzurra.com, dove è possibile iscriversi all’associazione e/o seguire il blog.
Ringraziamo le prof.sse Mara Fortuna ed Annamaria Franzoni per aver raccontato l’operato dell’Associazione “La Principessa Azzurra” nell’ambito scolastico e ci complimentiamo con tutto lo staff associativo per l’encomiabile contributo educativo. Auguriamo loro di portare avanti, con successo, i futuri progetti scolastici.
23.01.2022