Sui sentimenti che suscita la ciliegia di Chiaiano, così scrive un puro chiaianese, Giovanni Baiano nel suo saggio “La Ciliegia a Napoli e in Campania”.

Era quello di maggio e giugno il periodo più bello e tale è rimasto per sempre, se ci aggiungiamo anche aprile, il mese dei ciliegi in fiore. Sulla cima di quegli alti ed enormi alberi, circondato da una marea di rosse ciliegie, di cui le più belle e mature stavano lì per dirmi : “mangiami!”, avvolto dalle verdi, lucide foglioline che a grappoli pendevano dai ramoscelli e mi solleticavano la pelle, mi sembrava di dominare l’intero universo che mi stava intorno e sotto i piedi. Mi lasciavo accarezzare da quel fresco venticello che spirava dalle alte montagne del Matese nelle ore più calde della giornata e tra lo spizzicare una ciliegia ed un’altra, naturalmente scegliendo tra le più belle, davo sfogo alle mie giovanili energie ed al mio buon umore, cantando a squarciagola le più famose canzoni napoletane. Quei ciliegi me li sono sempre sentiti dentro, non solo nella memoria, ma anche nel cuore e nel sangue; fanno parte ormai del mio D. N. A. Ne percepisco perfino la voce, quando soffia un pò di vento ed io ancora vado a trovarli, là, sopra quella vecchia masseria delle Cesinelle, dove sono nato e vissuto per i primi ventitré anni della mia vita. Quegli alberi e quei frutti sono tuttora un forte richiamo, soprattutto nel periodo della primavera, quando l’occhio può godere appieno quel meraviglioso spettacolo della loro fioritura e quando la bocca può gustare quello speciale e squisito  frutto maturo, dal delicato sapore di petali di rosa e di viola e dagli svariati colori, che vanno dal giallino dorato al rosso sangue e violaceo. Resta però il fatto che, nonostante tutto, il ciliegio, anche se ridotto, è ancora un richiamo per tanti contadini della zona, che continuano a coltivarlo per passione e per soddisfare l’enorme richiesta dei commercianti che arrivano a Napoli da tutte le parti d’Italia e specialmente dalla Sicilia, dove sono maggiormente apprezzate. È questo il mondo del ciliegio, un mondo da sogni che comincia a rivelarsi nella sua incantevole bellezza soprattutto in primavera. Ed è infatti aprile il mese della sua suggestiva, splendida fioritura ad attirarci come una calamita e trasportarci lontano dalle  stressanti vicende quotidiane, deliziando la nostra vista e ricreando il nostro spirito. Entrare in un campo di ciliegi in quel periodo del dolce dormire è come entrare nel paradiso, in un mondo fantastico, in un mondo che forse nemmeno nei sogni si riesce a intravedere. Quelle chiome degli alti e giganteschi alberi pieni di fiori bianchissimi sembrano come delle nuvole, mosse dal vento, che si agitano sotto l’azzurrina volta celeste per accogliere festosamente l’arrivo delle rondini ed annunciare agli uomini la fine dell’inverno. E quando quel vento è tale che riesce a portar via dagli stami un gran numero di petali, allora si ha l’impressione di essere circondato da tante piccole farfalle o fiocchi di neve, che ti danzano intorno e ti avvolgono e ti trasportano in un vortice che ti solleva dalla terra e ti fa volare con loro verso il cielo. Ti senti trasportato in un mondo come quello raccontato nelle fiabe e ti sembra di danzare con tante fatine e piccole ninfe, angioletti e vergini sposine vestite di bianco immacolato, che lentamente e dolcemente ti sfiorano la pelle e ti preparano un immenso, morbido, bianco tappeto, su cui poter poggiare i piedi, quando finisci di sognare e scendi dalle nuvole e ti ritrovi di nuovo sulla terra. Un meraviglioso mondo che il mistero della natura rinnova puntualmente ogni anno per avvertirci che sta per nascere, oserei dire senza preoccupazioni di essere smentito, il più bel frutto che la terra sia riuscito a produrre per il piacere dell’uomo. Ề un vero peccato che tanta gente, soprattutto quella che vive nelle grandi città e grossi centri abitati, non conosca e non possa godersi questo splendido spettacolo primaverile che offre il ciliegio delle nostre pur vicine campagne della collina dei Camaldoli. Ed è un peccato anche dover interrompere questi bei ricordi per riprendere il nostro lavoro, pur se molto interessante…”. Si è certi che a Napoli il ciliegio fu importato da Lucullo, famoso generale romano, ma più noto per le sue raffinatezze culinarie. Sono in molti ad affermarlo. Secondo la scrittrice Eleonora Pontillo, Lucullo faceva coltivare nella sua villa, che si estendeva dall’alto del monte Echia (Monte di Dio) fino all’isolotto di Castel dell’Ovo, assieme ad altre piante anche ciliegi. Così scrive: “Nei giardini della sua villa aveva potuto coltivare fiori ed erbe e far crescere il ciliegio e pesco, che lui (Lucullo) aveva scoperto in Persia e portato in Italia”. Della ciliegia in Campania  e più precisamente a Napoli, ne parla pure Virgilio e poi il Galluccio e tanti altri scrittori e poeti come Francesco Biondo, Nunziante Pagano, Di Giacomo e tanti altri, che nelle loro opere hanno espresso il proprio omaggio alle bellissime e pregiatissime cerase di Napoli, riferendosi particolarmente alla collina dei Camaldoli, nel cui territorio si trova Chiaiano e Marano, i maggiori produttori di ciliegie. Certo è che tutte le terre della collina dei Camaldoli, per il tipo di terreno ed il clima temperato, ci hanno sempre regalato questo gustosissimo frutto, ricco di eccellenti proprietà nutrizionali ed organolettiche.     

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