I soliti ignoti? Ma no, ci siamo io, tu, noi dietro una mascherina
Una testimonianza viva e diretta della Scuola al tempo del Covid.
Suona la campanella d’inizio anno scolastico e questa volta i bambini non popolano i corridoi a passo svelto verso le loro maestre con gridolini di eccitazione; sono rallentati da una camminata necessariamente ‘distanziata’ e dal termo-scanner, nuovo dispositivo di ‘accoglienza’.
Non posso tollerare che questo strumento divenga la nuova forma di accoglienza, per cui mi adopero affinché i miei alunni la vera accoglienza la trovino in me e nell’istituzione! Così la nostra classe diviene luogo dove potersi sentirsi a casa, nel quale non ci si sente anonimi ed ignoti con una mascherina ma esseri umani con proprie emozioni legate al momento.
«Smascheratevi!» dico, ma solo dopo essersi tutti accomodati ai banchi, assicurandomi che si siano igienizzati le mani e soprattutto che sia stata predisposta la distanza di sicurezza da protocollo.
Ci dedichiamo un sorriso e ci sentiamo subito bene. Perché dietro ogni mascherina c’è un volto e dietro ciascun volto c’è un mondo; guardarsi stimola i “neuroni specchio”, la PNL -la Programmazione Neurolinguistica- scrive manuali su manuali sull’importanza della comunicazione non verbale nei rapporti interpersonali: «Come stai?». Prima capivo subito se un alunno era sorridente con le guance alte, malinconico con la bocca inarcata verso il basso, arrabbiato con il viso accigliato. Adesso, invece, con naso e bocca coperti, le espressioni del viso sono celate e così i sorrisi, le arrabbiature, la malinconia. In compenso, però, valorizza la capacità di comunicare con gli occhi (almeno quello!). Ed ecco che, ora più che mai, occorre comunicare con gli occhi, perché non siamo fatti per un mondo senza facce!
La scuola è fatta di sorrisi che sono carezze per l’anima e Giordana, una mia alunna, spesso di mi dice: «Maestra ti vorrei abbracciare».
La scuola è fatta di ‘sensi’ ed il tatto è fondamentale, richiama alle prime cure materne, stimola sensazioni positive, rasserena, riequilibra.
Ma questa è una scuola diversa, un anno ‘strano’, un po’ pesante, devo ammetterlo.
Ho spiegato ai miei alunni che questa emergenza è momentanea, che la ritaglieremo, un giorno, e la riporremo nel cassetto dei ricordi. La distanza, di oggi, è solo fisica perché i cuori sono uniti sempre. Occorre impegnarsi nel non perdere mai la fiducia nell’altro, scacciare quella diffidenza che non amiamo molto: il distanziamento non deve creare questo rischio.
Sfoderiamo la resilienza e pensiamo che qualunque cosa ci accada, anche un rannuvolarsi cupo del cielo, è destinato naturalmente a passare. A dimostrazione che tutto scorre.
Ci ha accompagnati il Camaleonte di Leo Lionni in questi primi giorni di scuola. Un camaleonte che cambia sempre colore ovunque vada: allo stesso modo noi dobbiamo avere la capacità di cambiare colore in ogni luogo e situazione senza mai perdere quell’arcobaleno nell’anima, amico dei nostri giorni.
28 Settembre 2020