Arriva di notte, al Plebiscito, Homeless

L’invito di Jago: Look down

Un periodo difficile, quello che stiamo vivendo. Una condizione umana universale che oggi, più che mai, ci rende tutti fragili, vulnerabili, indifesi, incatenati ad un pericolo che sentiamo essere più imminente e che ci ricorda quanto preziosa sia la vita: è quanto ha voluto raccontare metaforicamente Jacopo Cardillo, in arte Jago, con la sua istallazione Homeless. All’alba del 5 novembre, quando il sole sorge per dar vita ad un nuovo giorno, l’artista ha abbandonato in Piazza Plebiscito la sua ultima scultura in marmo bianco raffigurante un bambino nudo, dagli occhi stanchi e chiusi, rannicchiato e legato ad una catena che lo tiene fermo a terra. Un’immagine forte: quella di una vita innocente, ancora attaccata al proprio cordone ombelicale, lasciata al proprio destino, senza una guida, un punto di riferimento. Senza una certezza. Un’opera che vuole rappresentare lo smarrimento di quanti, in questo momento storico, vivono nella povertà e nella paura ritrovandosi nudi dinnanzi all’incertezza del domani. Una denuncia dunque, ma soprattutto un invito a volgere lo sguardo verso il basso, verso i problemi sociali, economici e sanitari scatenati dall’attuale pandemia. Da qui, il titolo conferito all’opera: Look down. Un grido di aiuto o, ancora, una provocazione volta a richiamare l’attenzione su una problematica sempre più diffusa, di fronte alla quale non è consentito chiudere gli occhi o voltarsi dall’atra parte. Non possiamo che dire grazie a Jago per la sua infinita generosità: un artista che coniuga da anni arte e impegno sociale e che ha deciso di donare alla nostra città un’opera del valore di oltre un milione e mezzo di euro, al solo fine di dare voce alla sofferenza che oggi ci attanaglia sempre più, ma soprattutto per esortare l’essere umano ad assistere e sorreggere chi resta indietro. Lo scultore frusinate, trasferitosi a New York fino all’esplodere della prima ondata dalla pandemia, al suo rientro in Italia ha eletto come suo domicilio di studio e di vita il capoluogo campano e più precisamente il rione Sanitá. Qui ha dato vita, nell’antica chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi nel borgo Vergini, ad un laboratorio permanente aperto a tutti i ragazzi del rione, una vera e propria officina di giovani collaboratori intenti a mobilitare ed attrarre forze sociali e cittadinanza verso l’arte vissuta come strumento che racconta e rielabora il presente. È un onore per Napoli accogliere un artista come Jago al quale vanno i nostri complimenti per la passione e la professionalità con le quali esegue i propri lavori, oltre che per la sensibilità nella ricerca dei temi trattati ed il concreto spirito di missione verso chi vive in realtà pericolose e disagiate. Il suo obiettivo: puntare la luce su chi non ha nulla, attraverso l’arte. Caro Jago, Napoli ancora una volta ti ringrazia per quanto hai fatto ed ancora fai per lei e per i suoi figli

10.12.2020

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