Siamo noi il telefono amico dei nostri amici
Napoli è fra le città pilota di un progetto volto a formare volontari da impiegarsi presso il Telefono amico Italia, organizzazione che si occupa dell’ascolto anonimo e confidenziale di persone che vivono situazioni di disagio di varia natura. Nella prima metà del 2020, a causa della pandemia, sì è riscontrato un aumento vertiginoso delle richieste di contatto. Se analizziamo i dati riportati, ci rendiamo conto come le richieste di aiuto giungano da persone appartenenti a tutte le fasce di età e che i problemi affrontati variano dalla solitudine e dalla mancanza di rapporti sociali a problemi pratici di natura economica, lavorativa o giuridica. Possiamo dedurre, quindi, un dato logico: se le persone chiedono aiuto ad una organizzazione di volontariato significa con non ne hanno trovato altrove, ovvero nella cerchia degli affetti più stretti costituita da familiari, amici e conoscenti. Questa deduzione ci dovrebbe far riflettere sul tipo di società che abbiamo costruito, una società dove i rapporti umani si fanno sempre più dematerializzati, probabilmente a causa della rivoluzione “asociale” dei social media. Per anni abbiamo perso l’occasione di telefonare ad un amico preferendo l’invio di un messaggio. Abbiamo perso il contatto umano con le persone frequentandole esclusivamente su Facebook. Abbiamo narrato le nostre storie su Instagram, invece di uscire con gli amici a prendere un caffè per raccontarci le nostre vite dal vivo. Poi è arrivato il Covid e quando abbiamo avuto un problema non abbiamo più saputo con chi parlarne. In tal senso, la pandemia non è stata solo un male, ma una grande occasione di riflessione sul modo di rapportarsi con il prossimo. Quando avevamo l’opportunità di incontrare i nostri amici abbiamo preferito sentirli tramite social, e adesso che i rapporti sociali sono limitati, non vediamo l’ora di vederli dal vivo. E così, l’era del Covid ci ha messi di fronte al fatto che le relazioni sociali non possono essere surrogate da relazioni virtuali. Cosa possiamo fare? Semplice, quello che non abbiamo fatto per anni: chiamare familiari, amici e conoscenti per sapere come stanno. Questo è il primo passaggio per ricreare un tessuto sociale reale, fatto di rapporti umani personali, veri e sinceri. Se esiste un “telefono amico”, vuol dire che siamo rimasti senza amici. È giunta quindi l’ora di riattivarsi e di ricostruire rapporti umani dal vivo anche solo risentendo le voci dei propri cari al telefono, poiché dietro un sorriso sui social può nascondersi una grande situazione di malessere. Avete mai visto una foto di un vostro amico che piange sui social? Se non l’avete vista, allora fate una cosa: fategli una telefonata, e con la mascherina, provate ad incontrarlo. Dobbiamo tornare ad essere noi il telefono amico dei nostri amici.
26.11.2020