DSA, disturbo specifico di apprendimento, oppure IA, intelligenza alternativa?

“Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido”.

Albert Einstein

Riflettevo sull’aumento della percentuale di alunni DSA, ovvero alunni con disturbi specifici di apprendimento. Personalmente, mi sarebbe piaciuto un acronimo del tipo IA, intelligenza alternativa, per designare non un QI ‘corrotto’, inferiore, ‘danneggiato’, bensì una forma d’intelligenza diversa, dove  la diversità rappresenterebbe una qualità ed una unicità nell’universo.

Può capitare che, a scuola, si possa associare l’ intelligenza di un alunno alla capacità di ricordare le cose, quindi alla memoria, o all’attitudine all’ascolto di un concetto da saper subito utilizzare e ripetere (operazioni, forme grammaticali….). Ecco, credo, occorra spostare l’orientamento verso la consapevolezza che l’intelligenza rappresenta non un ammasso di dati ma una modalità attraverso la quale una persona realizza collegamenti e intraprende strade nuove da percorrere.

Quando una famiglia scopre la dislessia di un figlio (uno tra i vari disturbi) c’è un fisiologico momento di fragilità, ma occorre far luce e chiarezza: la dislessia non è una malattia! Essa è una  caratteristica personale ed esiste un percorso, una legge e strumenti compensativi da adottare Il più grande mezzo compensativo che un bambino dislessico possa ricevere è un buon insegnante, che comprenda soprattutto le modalità e gli strumenti da adottare per la sua specifica intelligenza. Gli strumenti compensativi non devono essere vissuti come una vergogna, sono semplicemente supporti come lo sono, ad esempio, gli occhiali una persona miope. Perché un alunno DSA possa affrontare serenamente i compiti deve esser messo nelle corrette condizioni ed in tale ottica, le compensazioni non sono concessioni ma diritti per un apprendimento ‘giusto’.

Come insegnante, non potevo non leggere Daniel Pennac nel suo libro autobiografico Diario di scuola: è una perfetta fotografia di ciò che, talvolta, accade ad alcuni alunni che non riescono a raggiungere quelli che vengono definiti i traguardi di sviluppo e che vengono definiti, ‘poco volenterosi’.


E se alcuni di questi ‘poco volenterosi’ fossero semplicemente dislessici? Come insegnante ho un mio ideale di scuola dove, credo, si possa leggere con le orecchie (audiolibri) e scrivere con la voce (sintetizzatori scrittura) e non per questo sentirsi inadeguati e falliti. “Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali”. È una delle più celebri frasi di Don Lorenzo Milani.


Evviva una scuola dalle tante intelligenze, una scuola ‘su misura’, una scuola divergente dove regna l’uguaglianza nella diversità.

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