Cara Maria Montessori i miei libri di pedagogia sono zeppi delle tue teorie, cui sono molto affascinata e, direi, allineata. Senza giri di parole mi hai insegnato che il bambino libero non è quello nella condizione di fare tutto quello che vuole!

Per una buona relazione educativa libertà e limiti – Sì e No- devono essere in perfetto equilibrio sulla bilancia, perché attraverso limiti -giusti e coerenti- noi insegnanti possiamo guidare i nostri alunni delineando i confini delle esperienze, finchè, via via, loro stessi saranno in grado di autoregolarsi.

Se usati con consapevolezza ed intenzionalità educativa i “sì” e i “no” sono essenziali alla crescita, in quanto attraverso di essi gli alunni iniziano ad orientarsi nel mondo e regolare efficacemente la propria condotta.

La scuola del passato era, primariamente, incentrata sulla rigidità e sul rispetto assoluto dell’autorità del Maestro.

Attualmente si è passati ad un modello empatico, basato sull’ascolto dei bisogni dei bambini. Potrebbe, però, capitare che, nella preoccupazione di ferire i bambini, gli insegnanti abbiano difficoltà nel definire limiti stabili o a pronunciare dei “no”.

Occorre predisporsi alla comprensione che il “no”, al pari del “sì”, rappresenta un aiuto prezioso per il bambino e che un divieto giusto e intelligente può produrre un sostegno nell’esercizio della libertà individuale e favorire lo sviluppo della capacità di tollerare la frustrazione, senza danneggiare la qualità della relazione. 

Quali sono, dunque, le strategie di comunicazione che occorre usare con i bambini?

Le strategie comunicative assumono una parte sostanziale.

Quasi sempre associamo il “sì” ad un viso rilassato e sorridente, ad una voce pacata. Il “no” rimanda ad un viso corrugato, ad uno sguardo duro e ad una voce alta.

Sarebbe fondamentale pronunciare tanto i “sì” quanto i “no” in maniera rispettosa e tranquilla.

Una voce serena ma decisa ha un risuono più efficace di qualsiasi sgridata. Inoltre è opportuno ricordare che il “no” va detto per uno specifico comportamento/richiesta, e mai alla relazione. L’affetto e l’accoglienza non devono mai essere lesi, perché il bambino si senta compreso ed amato.

Se l’alunno ha continue negazioni, esse rischiano di perdere valore. Molto spesso si tende a dire “no” al bambino in maniera automatica o ingiusta.

Il “no” andrebbe proferito proprio se necessario, ad esempio quando le azioni del piccolo rischiano di arrecare danno alla sua stessa persona, agli altri o all’ambiente

Spesso gli alunni vivono la frustrazione da ‘no’ e ciò rende indispensabile aiutare ad accettare la negazione utilizzando un linguaggio empatico ( “Capisco che volevi…”  “Comprendo che sei arrabbiato…”), fermo ma rispettoso.

È bene che i limiti stabiliti siano mantenuti fissi nel tempo così che i bambini non si disorientino e seguano una via coerente e rispettosa della loro crescita e maturazione.

Ricordando sempre, come dice Don Bosco, che l’educazione è cosa del cuore.

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