America non torna più
Nel libro “America non torna più” (HarperCollins) Giulio Perrone racconta, in forma autobiografica, le delicate fasi di un’età bollente, caratterizzata da energie fresche e, nel contempo, ritenute inadeguate.
È la testimonianza di anni di crescita dolorosa dal peso insostenibile, di inquietudine, di continua ricerca di autodeterminazione, che lasciano lividi nel profondo.
Diventa irrefrenabile, in un momento particolare della propria vita, la voglia di tornare indietro nel tempo per recuperare istanti preziosi in una sorta di dialogo interiore che, con estrema cautela, fa riaffiorare i ricordi mai sopiti.
In un caleidoscopio di sensazioni anche le emozioni si amplificano nella durata sospesa di una narrazione che lascia nel lettore un segno indelebile.
Lo scrittore si appresta a narrare una realtà composita: a lui tocca il dovere di proporla, di provare a darla così com’è nei molteplici aspetti, senza parteggiare se non con la graffiante verità, che dalla storia e dai personaggi scaturisce fluida ed incisiva.
La sua scrittura costruisce fotogrammi di grande fascino ed il vissuto è analizzato in tutte le sue fibre.
Sono entrata in punta di piedi in uno spazio interiorizzato, in un immaginario ossessivo a tal punto, che la tristezza provata, unita ad un certo rancore, diventa nutrimento e fonte d’ispirazione.
Il penetrante profumo di spiriti liberi, di intelligenze complementari, insieme alla brezza del mare, si avverte dalle prime pagine, in un dialogo che esprime il divario di idee fra la saggezza dell’età adulta e le pulsioni naturali dell’adolescenza.
Il libro palesa a tutto tondo l’intenso rapporto fra un padre e un figlio: c’è una grande affinità fra i due e, soprattutto, un profondo legame d’ amore, pur con qualche compromesso.
…Non è forse amore la rabbia?
Giulio è un adolescente sensibile, confuso, irretito nella paura, impantanato in un meccanismo di contraddizioni, con un grande slancio verso la vita, fragile, come è giusto che sia.
Con orgoglio vive come una sconfitta la vulnerabilità di questa stagione della vita.
Già mostra alcune attitudini, quali la passione per la scrittura, in particolare la poesia e l’attrazione per il lavoro in radio, che svolge in maniera gratuita, ma ha paura di osare, mentre pensa ad una vita nebulosa, che ancora non esiste, di cui non riesce a stabilire i confini.
Scrittura e radio sono solo cure per tentare di uscire dal buio della sofferenza o sono i segnali di un’attività futura?
Sono passioni, sogni che pesano, perché non condivisi nell’alone dei silenzi.
Il papà controlla, consiglia, è scomodo, ligio a canoni prestabiliti, vuole proteggere ad ogni costo il figlio secondo un proprio modello, immaginando per lui un futuro da professionista, un posto di lavoro sicuro.
È un uomo che ha paura che Giulio spicchi il volo con le proprie ali e vuole vederlo sistemato nell’immediato.
È una roccia dai punti fermi, con precise convinzioni come la scelta dell’amore nei riguardi della moglie: un sentimento che duri tutta la vita.
Il ragazzo, invece, riflette sulla propria attitudine al tradimento nei riguardi della fidanzata lontana.
Perché ha questa tendenza? Forse per provare nuove esperienze, che lo aiutino ad evadere?
Questo figlio ha bisogno di essere capito, vuole essere indipendente, libero, vuole sentirsi adulto, è sempre alla ricerca di un altrove imprendibile, desideroso di un futuro senza riserve, teso a ridefinire la propria identità, anche se vorrebbe rendere fiero il genitore e, in qualche modo, assecondarlo.
Combatte strenuamente contro ciò che il papà ha previsto per lui, vuole esercitare il travolgente diritto ad essere chi è realmente ed è severo con se stesso, troppo severo.
Le parole bruciano e diventano assai dolorose, le ansie si amplificano in una voragine che non si colma mai, gli sguardi e le carezze diventano sempre più avari.
Il conflitto è inevitabile, ma non si nota mai una concreta distanza affettiva.
Ancora non sa che il genitore appartiene alla rara e nobile stirpe dei padri che fanno un dono immenso ai figli: la possibilità di vivere una provocazione generazionale, di quelle che stimolano a crescere, ad allenare il carattere, un valido sprone, che darà i suoi frutti nel tempo, a cui, purtroppo, non potrà assistere.
Un percorso non facile, ma ricco di opportunità formative.
Un privilegio di cui solo da grandi si può apprezzare la portata.
È un uomo che stimola una collera incontenibile, ma ha anche un carisma, alla cui seduzione il figlio non riesce a sottrarsi e nemmeno a rinunciare.
Nel leggere le prime pagine del libro sono rimasta incantata dal doppio binario in cui si svolge la storia: i racconti fatti dal papà sulla propria turbolenta adolescenza, vissuta con pienezza ed immediatezza, espressi in corsivo, stimolano la fantasia di Giulio e sono espressione di un’affettuosa comunicazione in giornate preziose.
Uno scambio continuo di esperienze comuni, fra cui spicca la passione per il calcio, fra reciproca tensione conoscitiva, motivazioni esistenziali e una lotta potente fra cuore e istinto.
Temporali dell’anima si alternano a squarci di luce accecante.
L’Autore ci presenta tutta una serie di personaggi, amici del padre, dai curiosi soprannomi di Godzilla e Karate, fra cui spicca il misterioso America.
Chi è America e perché non torna più?
Si tratta di una persona in carne ed ossa o è un simbolo, una sorta di mito cristallizzato, racchiuso fra le righe?
È l’espressione della giovinezza vissuta che non torna più?
Bisogna leggere in modo approfondito il libro per capirlo.
Dietro le quinte si intravede la figura della mamma.
In che modo viene coinvolta nel rapporto fra i due contendenti?
E che ruolo hanno gli zii e la nonna?
…Il senso della vita può essere stravolto senza preavviso.
Parole di intensa emozione sono dedicate alla malattia del padre, che si profila subito senza lieto fine.
Quest’uomo irrequieto, dalla natura pulsante, nato per viaggiare, amante della barca, è costretto a letto.
Giulio resta solo e smarrito, cerca in ogni modo di elaborare la sua assenza, ma ogni tentativo di ancoraggio, di consolazione risulta illusorio.
Si sforza, insieme alla mamma, di sembrare felice almeno nel periodo di Natale.
Sono pagine di intenso lirismo da assimilare con cura.
Il protagonista resta con profonde ferite, consapevole delle occasioni mancate: vuoto, frustrazione, senso di colpa e rimpianto attanagliano il suo animo.
Giulio perde il papà all’età di ventiquattro anni ma, ciò che il genitore ha costruito nel suo intimo incomincia a straripare come un fiume in piena. Giovanissimo, con coraggio, compie azioni importanti: diventa scrittore, mette su un’editoria ed oggi è fra gli esperti più apprezzati nel settore. È preparato, raffinato, con un particolare intuito nello scoprire giovani talenti, i cui scritti, oltre ad essere oltremodo originali, rivelano la determinazione di una generazione colta e studiosa.
Questo suo libro, che già è stato presentato in varie città d’Italia, è davvero un successo!!
Dal cielo il papà terrà sempre compagnia al figliolo attraverso un filo sottile, destinato a non spezzarsi mai e sarà fiero di lui e di ciò che ha saputo e saprà costruire.
In fondo, sono ancora due destini che hanno guardato nella stessa direzione affettiva senza conoscersi del tutto, ma indissolubilmente legati.