La radice storica, mitologica e leggendaria di Napoli: il simbolo di San Giorgio e l’eterna lotta fra l’egoismo e l’altruismo
Il vero tesoro di Napoli non è fatto di oro e di argento, ma è costituito dalla sua millenaria stratificazione culturale sia verticale che orizzontale, fatta di opere che sono punti di riferimento storici, in particolare di miti e leggende , laddove la peculiarità di Napoli sta nel fatto che tali racconti sono collegati all’amore. Dall’amore della sirena Partenope per il centauro Vesuvio, mito di fondazione della città, al naufragio di Santa Patrizia patrona di Napoli, il passo è così breve che Napoli, adeguatamente valorizzata, potrebbe diventare un museo a cielo aperto sia sulla terra che sotto terra, nel suo cuore sotterraneo, proteso al cielo come le guglie del Duomo. Una delle leggende più famose è quella di San Giorgio, poiché essa rappresenta il tema universale della lotta fra il bene ed il male, tema che affascina da sempre sia credenti che laici, e che unisce il mondo orientale a quello occidentale, un tema culturale comune a tutti.
San Giorgio è festeggiato il 23 aprile, “Giornata Mondiale del libro” simbolo di saggezza e quindi di conoscenza, e si collega alla festa catalana del 2 aprile, festa della rosa, simbolo dell’amore che trionfa e fiorisce. La leggenda di San Giorgio si compone del cavaliere che, armato di spada e coraggio, indica alla fanciulla come legare il drago per poi condurlo in città ed ucciderlo.
La leggenda di San Giorgio è di grande attualità, in un mondo di globalizzazione culturale, dove i simboli assumono significati talvolta contrari, contando che il drago rappresenta in alchimia il caos da elaborare per trovare l’equilibrio, nella psicologia di Jung è il lato oscuro che risiede in ogni essere umano da affrontare, e assume un significato positivo nel mondo orientale, laddove in simbologia cinese il drago è il custode di laghi e fiumi e rappresenta saggezza, protezione e forza vitale, mentre nel tao rappresenta l’illuminazione.
In un periodo storico di forti cambiamenti sia economici che sociali, ciascuno di noi è un San Giorgio che combatte contro quel lato oscuro rappresentato dal drago, cioè contro quei ragionamenti, emozioni ed istinti subconsci che nella storia riemergono nei momenti di crisi. La fanciulla è l’anima da difendere che grazie al coraggio di Giorgio è capace di legare gli istinti primordiali fino al colpo finale inferto dalla spada del santo, patrono di San Giuseppe Vesuviano, appunto sotto al Vesuvio, vulcano in cui venne tramutato il centauro che difendeva ed amava la sirena Partenope, per cui Napoli è edificata sull’amore. Il più scaltro degli uomini, Ulisse, si fece legare per ascoltare il canto delle sirene, poiché il canto delle sirene è pericoloso in quanto esso è il canto della conoscenza, appunto associato al mare come simbolo delle profondità umane, fino al subconscio, laddove l’Odissea come viaggio della vita porta ogni uomo a dover affrontare le proprie sirene, i propri istinti, e l’avventuroso Ulisse, volendo conoscere sé stesso ed il mondo, usa la prudenza di farsi legare per ascoltare in sicurezza il canto e carpirne la conoscenza: Napoli come Partenope, cioè come sirena dal canto pericoloso, dalla grande conoscenza, sirena che sa amare.
Premesso di non ascoltare il canto delle sirene, quel canto dell’ egoismo divisivo e pessimista che nella storia umana porta solo guai, citando un famoso detto partenopeo, Napoli è la città delle “lanterne e man e cecat”, cecità dovuta al sovraccarico mentale ed emotivo mediatico che rinchiude come in una gabbia virtuale le persone (1984) che si alienano con distacco cognitivo dalla realtà e se ne vanno a vivere nel metaverso (Matrix). Se ciascun napoletano è un San Giorgio che deve liberare l’anima fanciulla dal drago, spiegandogli come legarlo e poi appizzarlo, secondo voi come può San Giorgio operare con la testa nel casco del metaverso, o con il cellulare in mano, o con un mal di testa dovuto al fatto che siamo bombardati da canti di sirene dei mass media che tutto sono tranne che l’amorevole Partenope? I miti e le leggende sono un tesoro storico che ci spinge a conoscere il vero tesoro nascosto, per cui questo articolo è un invito a riscoprire, attraverso l’amore per la storia di Napoli, il suo vero fondamento: l’amore. Se le sirene cantano l’odio, cambiate canale e sintonizzatevi dove c’è amore, dove non c’è un linguaggio divisivo, dove le differenze alimentano divisioni foriere di rabbia e conflitto, ma cambiate canale per seguire il canto d’amore che nelle diversità trova una risorsa comune di bellezza, di bontà e di giustizia, un canto allegro ma non superficiale, che porta la speranza sulla base della fiducia nelle idee, nei progetti e nelle visioni che generano azioni positive e propositive di cambiamenti concreti che offrono occasioni a tutti, sulla base del principio “tutto ciò che non mi serve un peso”: levate le cose dannose che sono il veleno del drago, levate pure le cose inutili, perche vi rubano il tempo, ed investite nelle cose utili che fanno fruttare i talenti e donano serenità e gioia su progetti che uniscono portando pace. La fanciulla si difende difendendo il cuore, scansando gli istinti delle sirene, e usando la spada, la spada della pace. Decongestionare la ragione ed il cuore significa riacquisire quella lucidità mentale ed emotiva necessaria a sconfiggere il drago e trovare il “tesoro nel campo”. Napoli come città del sole, dell’allegria nelle difficoltà, del coraggio come elemento fondamentale della speranza, deve solo svegliarsi dal torpore nel quale è caduta, e riscoprire quel senso civico collettivo basato sull’educazione e sul rispetto che sono le basi dell’amore. In particolare la leggenda di San Giorgio, insieme a tutto il patrimonio storico partenopeo, è un arsenale di pace che non aspetta altro che essere valorizzato dai napoletani. Il veleno del pessimismo e della rassegnazione ha paralizzato la città, per cui un sano e concreto ottimismo costruttivo è l’antidoto alla depressione di chi ama la città ma si perde in critiche non costruttive di miglioramento, affiancato dall’accecamento per cui andrà tutto bene ma nessuno muove un dito, elementi psichici in cui il drago si muove come sempre, con discorsi razionali divisivi e conflittuali, che alimentano da sempre l’egoismo, l’odio e l’indifferenza che si accompagnano a emozioni negative di rabbia e paura. Difendere il cuore significa non lasciarsi controllare da tali elementi, che in comune hanno la divisione delle persone. Nell’epoca delle serie televisive, ci ricordiamo dei draghi del “Trono di spade”, capolavoro di epica moderna fantasy e ci siamo dimenticati del drago reale, quello che ciascuno di noi deve affrontare dentro se stesso e fuori se stesso, per cui nell’antichità Ulisse che affronta le sirene e San Giorgio che affronta in drago sono simboli dell’uomo che conosce se stesso.
Nell’epoca dei post, delle frasi fatte, alcune sono pillole di saggezza: “siate l’adulto di cui avevate bisogno quando eravate bambini”. Ecco perché oggi scrivo una riflessione sul film “A beautifull mind”, la storia dello scienziato John Nash, del Teorema di Nash e del Dilemma del Prigioniero.
Nash dimostrò che i giochi collaborativi sono superiori ai giochi competitivi, e che quindi l’altruismo collaborativo è superiore all’egoismo competitivo, in termini di efficacia, efficienza ed economicità. I giochi collaborativi sono giochi WIN-WIN, in cui vincono tutti, mentre i giochi competitivi vedono sempre un vincente e un perdente generando la società dello scarto. I giochi collaborativi per funzionare richiedono la fiducia e quindi un controllo personale delle proprie pulsioni egoistiche, cioè San Giorgio uccide il drago.
Applicando questo ragionamento ai concetti di egoismo ed altruismo, si deduce che l’altruismo non conviene da nessun punto di vista, poiché genera conflittualità egoistica, un “uomo che è lupo all’uomo” che genera conflitto e distruggendo l’ambiente, distrugge le risorse naturali, l’economia, la società ed infine il pianeta, riducendo le risorse e portando guerra.
Al contrario l’altruismo conviene sempre, poiché genera collaborazione, un “fratelli tutti”, che si prende cura dei territori, ne conserva le risorse naturali, facendo solo bene all’economia e alla società, curando il pianeta con un sistema economico aperto Glocale che valorizza gli scambi e non genera guerra, essendo un gioco WIN-WIN, per cui se il mio paese sta bene sta meglio anche il tuo, e questo porta pace.
Nash smascherò l’egoismo con la matematica, e visto che la matematica non è un opinione, dimostro matematicamente che N.S. Gesù Cristo ha ragione, che il dogma cartine del Cristianesimo “Amerai il prossimo tuo come te stesso” è verità matematica, conciliando scienza e fede.
Orwell aveva compreso che la libertà è dire 2+2=4, per indicare come il potere dispotico egoistico ha bisogno della menzogna per essere accettato dalle masse, laddove la competitività è l’egoismo come fondamento della mentalità moderna.
L’inganno lo definì Bipensiero, cioè pensiero divisivo, per cui alla domanda divisiva “vuoi fare il tuo interesse o quello del prossimo” si è guidati a rispondere “ovviamente il mio”, cosa che non solo auto-alimenta l’egoismo, ma che viola la libertà di pensiero, cosa che si apprende dallo studio del diritto, dove sono vietate due tipologie di domanda: le domande nocive, ossia quelle «finalizzate a manipolare il teste, fuorviandone la memoria, poiché gli forniscono informazioni errate e falsi presupposti tali da minare la stessa genuinità della risposta», e le domande suggestive, che «tendono a suggerire la risposta al teste ovvero forniscono le informazioni necessarie per rispondere secondo quanto desiderato dall’esaminatore, anche attraverso una semplice conferma».
L’inganno è svelato nel momento in cui alla domanda “vuoi fare il tuo interesse o quello del prossimo?” si risponde “posso fare il mio interesse prendendomi cura del prossimo”. Questa forma di pensiero è il Tripensiero, pensiero unitivo.
Sia Nash che Orwell vennero tacciati di pazzia, e per questo ai giovani ricordo:
Matteo 5,22
“22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.
Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.”
La storia di Napoli ha rilevanza globale poiché raccoglie un patrimonio universale che l’umanità dovrebbe difendere, a partire dai Napoletani, laddove da tale patrimonio possono nascere ricerche e scoperte a vantaggio di tutti, se solo si abbandonasse l’atomismo sociale competitivo per passare ad una visione sociale collaborativa basata sul fondamento della città: l’amore costruttivo basato su progetti che superano ogni divisione generando unità fra le persone e con essa lavoro, benessere economico, cultura, pace sociale e felicità, con una rinascita dei quartieri e delle comunità territoriali, la rinascita di Partenope che sceglie di usare il canto di conoscenza non come canto dell’odio divisivo ma come canto d’amore unitivo, per cui in particolare ai giovani che stanno sempre con il cellulare in mano dico: “dai il meglio di te”.
Sii l’adulto di cui avevi bisogno da bambino, quell’adulto che si prende cura degli altri dando il meglio di sé, indicando in particolare ai giovani l’errore fondamentale in cui l’uomo cade: l’allontanamento da Dio è l’origine di tutti i mali, poiché l’uomo che si appoggia a sé stesso cade combattendo da solo il suo drago, mentre l’uomo che si affida a Dio combatte il suo drago guidato da Dio. Di generazione in generazione questo è stato l’insegnamento delle famiglie, sul quale si basava l’educazione al rispetto, cosi come nelle scuole l’istruzione era ben consapevole che ogni forma di conoscenza, competenza e capacità diventano saggezza solo se guidate dalla Sapienza, altrimenti il sapere umano diventa una “Falsa Scienza” che distrugge la natura e l’essere umano, cosa evidente e sotto gli occhi di tutti, poiché all’attuale massimo livello di conoscenza corrisponde il massimo livello di autodistruzione del pianeta e dell’uomo, in particolare nel giro di poche generazioni siamo passati da rari casi di disagio materiale e mentale a un disagio materiale e mentale di massa, frutto della Falsa Scienza, laddove una delle più grandi menzogne raccontate ai napoletani è la mancanza di lavoro. Invito quindi tutti a ragionare: se una città è piena di risorse non utilizzate, da recuperare, gestire, valorizzare, mantenere, perché ai cittadini si dice che non c’è lavoro? Il lavoro non c’è in regime di piena occupazione, quando tutto funziona, laddove il lavoro è massimo quando la città è in rovina, quindi a Napoli c’è moltissimo lavoro da fare, laddove il concetto stesso di lavoro è stato distorto, cosa che ricorda la lotta di Socrate contro i Sofisti, di cui esempio meraviglioso è l’opera degli artisti di Napoli, nella filosofia di Luciano De Crescenzo che insegnando filosofia in modo pratico, insegnava ai giovani a ragionare con senso critico, nell’ironia intelligente di Totò, il comico capace di far ridere, piangere e riflettere e che scrisse “A livella”, nella voce di Pino Daniele che scrisse “Anima”, per indicare solo alcuni degli ultimi che hanno combattuto a Napoli l’ignoranza, laddove la peggior forma di ignoranza è l’ignoranza della Parola di Dio.
Per questo in particolare ai giovani scrivo con questo articolo: ma è mai possibile che a Napoli non vi siete messi mai il casco e mo volete andare a finire in Matrix con il casco del Metaverso? Ma non vi rendete conto che i telefonini sono paraocchi che creano dipendenza, sono una sorta di “Terminator” per la vostra ragione, il vostro cuore e specialmente la vostra anima? Sapete che prima del 1984 lo psicologo era una rarità, mentre oggi danno il bonus a tutti, e non centra il Covid, centra una società che si è ammalata poiché affidandosi a parole di uomo e non alla Parola di Dio è caduta nella Falsa Scienza, che basandosi sul denaro si è corrotta?
Per millenni l’uomo si è affidato a Dio e alla scienza come sua emanazione, da un punto preciso della storia, il 1984, l’umanità sbanda e ha deciso di fare di testa propria, questo è l’errore fatale dal quale solo una persona ci può tirare fuori: Maria, la madre della speranza, colei che guida il cammino di ciascuno di noi, poiché ciascuno di noi può dare un contributo concreto, con i propri talenti, alla rinascita di Napoli nel segno della speranza.
La demoralizzazione si combatte con la speranza fatta di gesti concreti, ricordando che “nessuno è coi povero da non potere dare nulla”, e che basta ragionare su un paniere dove “chi ha dia, chi non ha, prenda”, e di “non rinviare a domani il bene che puoi fare oggi, perché domani non sai se ne avrai il tempo”: ecco l’arsenale di pace di Napoli, la città italiana con più santi.
In un mondo in cui ogni aspetto della psiche umana e del relativo comportamento è stato tramutato in patologia, “tutto ciò che non mi serve è un peso” può essere quella strada da percorrere per sciogliere i nodi che impediscono di far fruttare i talenti e “dare il meglio di se”, generando un “canto d’amore positivo, propositivo e concreto”, un Love Speech, il canto di una nuova quanto antica sirena, una sirena d’amore, guidata dalla Stella del Mare, che generi un’onda azzurra di riscoperta del Cielo con un’onda verde di difesa della natura e un’onda blu di difesa del mare, poiché la difesa dell’ambiente è il problema chiave da risolvere, la testa del serpente antico che sta distruggendo il pianeta e l’uomo spingendoci all’egoismo. Ciascuno di noi può dare un contributo, magari aiutato dalla giusta strategia, per salvare il bene comune per eccellenza: il pianeta.
Se San Giorgio è ciascuno di noi che cambia forma mentis da egoistica competitiva in altruistica collaborativa, per moltiplicare i risultati il modus operandi è “tutto ciò che serve è un peso”, cioè levare, le cose dannose che ci legano e le cose inutili che ci fanno perdere tempo, cosi risparmiando forze, tempo e risorse da investire nei progetti di speranza, tornare all’essenziale come dimensione umana semplice, sincera e felice.
Iniziare a togliere i danni da sovraesposizione ai mass media a partire dal cellulare è un ottimo inizio nel cammino verso la rinascita personale e della città, laddove il processo deve essere graduale per chi ha sviluppato forme di dipendenza, causa di problemi per tutti, a partire dai minori di anni 18, una semplice norma di divieto, a costo zero, che garantirebbe la tutela dei minori e aiuterebbe diverse generazioni, scansando parecchie sirene assai pericolose, a favore di un buon libro, in mezzo al verde della natura ed in compagnia degli amici.
29.08.2022