Il contatto umano fra istruzione e formazione digitale: il concetto di classe come gruppo che apprende.
Le diverse sfide del mondo moderno hanno condotto l’Europa verso due forme di transizione fra di loro interconnesse: la digitalizzazione e la transizione ecologica. L’opzione tecnologica risulta da sempre la principale forma di fattore utilizzata per ottimizzare i processi, tanto che nei moderni libri di economica, il fattore tecnologico viene da alcuni definito endogeno e da altri esogeno, nell’ambito del sistema dei fattori di produzione.
Endogeno da chi ritiene che la tecnologia sia non un fattore di produzione, ma un catalizzatore degli altri fattori di produzione, ottimizzando il processo di produzione degli altri fattori produttivi, cioè di lavoro, capitale e terra mentre, a parere di altri, il fattore tecnologico è esogeno, cioè è esso stesso un fattore autonomo esterno che si somma agli altri fattori di produzione. Questo tipo di ragionamento, applicato ai processi, come quelli di produzione, conduce verso strade diverse in rapporto all’utilizzo dello stesso fattore tecnologico nell’ambito dei processi di produzione. Ma cosa avviene quando queste teorizzazioni si applicano al processo di apprendimento?
I ritmi di lavoro sempre più veloci e serrati, uniti alla necessità di una formazione continua, hanno spinto verso modalità di apprendimento nuove, innovando la tecnologia dell’apprendimento verso forme definite “learner driven”, cioè guidate dal discente che, appunto, guida l’apprendimento sulla base dei propri tempi e di propri personali interessi. Si tratta di uscire fuori dalla logica del webinar, che connette tutti contemporaneamente ad un corso, per passare ad un maggiore grado di autonomia nell’apprendere in cui il discente segue il proprio ritmo, scegliendo dove e quando fruire dei contenuti digitali disponibili, unendo più vantaggi.
Se da un lato l’offerta formativa on demand offre a ciascuno il tempo e lo spazio autonomo necessario ad apprendere, secondo le personali ed autonome esigenze, dall’altro residua lo spazio necessario a momenti di approfondimento culturale, che si fondono con le tradizionali classi virtuali in presenza che consentono il confronto con gli altri iscritti ai corsi. Dalla logica dell’apprendere insieme in presenza fisica e tangibile tipica delle classi tradizionali siamo passati alla logica dell’apprendere insieme in modo virtuale e non tangibile tramite i webinar, per mezzo quindi di classi virtuali, ed infine siamo passati ai corsi on demand in cui si apprende di fatto da soli, avendo a disposizione degli spazi di confronto con gli altri come spazi di incontro virtuale e confronto dialettico.
Non si tratta solo di un processo di dematerializzazione e maggiore autonomia nel processo di apprendimento, ma si tratta di un processo più complesso dove la tecnologia svolge contemporaneamente da fattore endogeno ed esogeno, perché migliora il processo di offerta ma non migliora il processo di formazione finale, generando come prodotto un sempre maggiore isolamento nel processo di apprendimento, accompagnato a dinamiche di scarso confronto, elementi che sono connaturati alla classe tradizionale dove il contatto umano tangibile crea il gruppo e le dinamiche di gruppo, concreto e tangibile, ad esso collegate.
Il rischio che si corre è quello di una forma di apprendimento come processo che, per ottimizzare l’offerta formativa, vada a impoverire la domanda del discente, spinto in un processo sia esso di apprendimento scolastico o formazione lavorativa in cui prevalgano elementi come l’individualismo, l’autoreferenzialità nell’apprendimento e la carenza di dibattito dialettico critico, così appunto ottimizzando l’offerta formativa a svantaggio della domanda del discente.
Si tratta di temi complessi che abbracciano l’istruzione e la formazione della persona andando a toccare l’educazione come fattore che promana non solo dalla famiglia, ma dalla società e dall’ambiente, sollevando un tema molto delicato: la digitalizzazione, come modus operandi, sta aumentando nell’educazione delle persone il tasso di isolamento, autoreferenzialità, carenza di dibattito critico dialettico? In tal senso la digitalizzazione potrebbe avere come effetto collaterale l’attivarsi di processi educativi che portano o forme di deumanizzazione, in particolare nelle prime fasi della età evolutiva, dove si forma l’essere umano come persona.