Il domani è nelle nostre mani
Tra poco ci sarà di nuovo aria limpida e silenzio. La natura e i suoi abitanti ritorneranno a fare capolino sui fiumi d’asfalto e tra le giungle di cemento. Lo scenario sembra quasi pronto a ripetersi. Rivedremo dunque le scene di animali selvatici scorazzare indisturbati nelle città, mentre le persone di ogni lingua e paese saranno solo di nuovo esseri umani all’obbligo dei domiciliari? All’avanzata del nemico più forte di noi non resta che retrocedere. L’unico modo che abbiamo per difenderci da questo avversario che sta assediando l’intero pianeta da nove mesi a questa parte è quello di fermarci e distanziarci di nuovo, come chi in effetti non ha mai smesso di farlo. Solo che ora dobbiamo imporcelo con maggiore attenzione e pretendere più severità dal prossimo. Non c’è salvezza in ragionamenti di libertà individualistica e men che mai in questo periodo.
Abbiamo tutti già vissuto cosa significa vivere in un regime di lockdown, da quando la nostra quotidianità è stata stravolta dal virus. Nessuno vorrebbe più sentirne parlare, ma le scene della Cina – colpita per prima- che osservavamo e percepivamo come derivate da notizie lontane ed estranee alla nostra realtà, ci sono entrate dentro, segnando il prima e il dopo di quel terribile passaggio in una dimensione surreale in cui siamo stati catapultati anche noi insidiando le nostre abitudini e normalità. E non possiamo distrarci, ma piuttosto organizzare le nostre vite tenendone costantemente conto, proprio per continuare a vivere, lavorare e svolgere tutte le attività necessarie mutandole in modalità diverse. Se nove mesi fa fermare tutto era l’unica soluzione per contenere i contagi, oggi si vorrebbe scongiurare il dover prendere ancora una volta misure così drastiche.
È un enigma complesso. Se si blocca tutto, il virus arretra, ma l’economia subisce. Viceversa se si lascia troppa libertà di spostamento il virus ritorna alla carica ed è la sanità e la salute delle persone a subirne le conseguenze. La soluzione definitiva è ancora lontana. E mentre si attende il vaccino e la cura efficace, spesso ci si improvvisa in questo stato di sopravvivenza. Abbiamo avuto una tregua estiva, in cui il livello dei contagi era arrivato quasi a zero. È stato proprio quel quasi a rappresentare la minaccia maggiore perché ha concesso libertà di interpretazioni agli atteggiamenti da mantenere. C’è chi si è già visto fuori dall’emergenza, come se il virus fosse sparito e chi invece, ha continuato ad essere cauto, determinando nella scala dei valori una varietà di atteggiamenti: da quelli lasciati al caso a quelli lasciati ai vari gradi di responsabilità di ogni singolo individuo. Ricordiamo tutti le scene della movida estiva, assembramenti di persone senza mascherine sulle spiagge e in discoteca. Molti le vacanze non le hanno proprio viste neppure di sfuggita consci che non c’era da star tranquilli e che non era il caso di rischiare. Il virus non era scomparso, ma assopito grazie ai sacrifici fatti nei mesi precedenti e probabilmente al clima caldo sfavorevole alla sua diffusione. Passata l’estate si sono manifestate le conseguenze di tutto ciò: abbassata la guardia, focolai si evidenziavano correlati ai luoghi di vacanza.
Da settembre si è iniziato a parlare di ripartenza soprattutto per organizzare la riaperture delle scuole in sicurezza. Sembrava ce l’avessero fatta ma, purtroppo, nonostante tutte le precauzioni e regole seguite, lo scorso 16 ottobre è stato resa necessaria la chiusura delle scuole secondarie e superiori insieme alle università, eccetto per alcuni corsi. Ora di nuovo è traslato e affidato alla rete sia istruzione sia altre attività lavorative. Nonostante i disagi, molto si riesce a gestire in smart working, ma rimangono fuori da quest’alternativa i settori della ristorazione e commercio.
Uno sguardo va dato al mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo teatrale musicale e cinematografico. Anch’esso a rischio specialmente perché considerato un settore superfluo rispetto agli altri. Ci giungono voci – negli ultimi giorni – da Bruxelles di nuovi sussidi per il comparto cultura e turismo. Molti attendono finanziamenti per non chiudere piccole e grandi imprese. Si susseguono nelle ultime ore decreti di coprifuoco come quello imposto a Napoli e correzione degli stessi in cui il governatore De Luca ha dovuto fare un passo indietro dopo le manifestazioni dei lavoratori. Sono momenti di grandi paure, incertezze e spesso di disordine. È un diritto manifestare pacificamente per far sentire la voce di chi si sente alle strette ma, sono certamente da condannare atteggiamenti violenti contro le forze dell’ordine, dell’arredo urbano, persone e cose. La voce dei commercianti e ristoratori napoletani che chiedono ascolto per non soccombere a cause di normative incongruenti e troppo severe, non va confusa con gli atteggiamenti delinquenziali di fanatici in preda al delirio di protagonismo.
L’atteggiamento richiesto a tutta la popolazione di ogni regione italiane è di prudenza e rispetto per le norme di sicurezza basilari. Nessuno in questo momento, neppure il nostro Governo, ha la bacchetta magica per trovare una soluzione per tutto e tutti immediatamente. Il presidente della Campania in un suo ultimo intervento ha comunicato ed esortato tutti ad essere semplicemente esseri umani appellandosi alla necessità di non far emergere il gruppo o l’individuo in base alla classe, alla razza o allo schieramento politico. Il Virus ci impone, scoprendo la parte più fragile del sistema della nostra società, di restare alleati e concordi per resistere insieme nell’impegno e sostegno reciproco contro un unico nemico.
Solo così si potrà difendere il Paese dalle conseguenze di questa pandemia che sta mettendo tutti in ginocchio. Servono poche regole certe e meno polemiche. Ci si augura che scongiurata quest’emergenza e debellato il virus, si concretizzino i piani governativi mondiali per il rispetto e l’attenzione agli ecosistemi naturali (si conosce già lo stretto legame tra le azioni dell’uomo sulla natura e la diffusione di malattie come Ebola, SARS e Covid19).
Sarà solo attraverso un’attiva e costante partecipazione della popolazione di tutto il mondo che si potranno smuovere i vertici per far riconvertire i piani di sviluppo in favore di una sana convivenza tra esseri umani, ambiente naturale e regno animale.
12 Settembre 2020