Nella società di oggi, tante sono quelle situazioni estremamente delicate ed importanti di cui, però, non si parla abbastanza. Tra queste, c’è proprio la figura dei caregivers: quell’esercito di persone che si occupano di un familiare disabile non autosufficiente. La caratteristica di questo gruppo enorme di persone è il fatto che la loro figura non è né riconosciuta nel nostro Paese né, tanto meno, tutelata. Ciascuno di noi sa cosa significa curare ogni aspetto della vita di una persona non autosufficiente, per esperienza diretta o indiretta. La cosa certa è che questa condizione lascia un segno indelebile nella vita e nell’anima di quella persona che si trova a doversi prendersi cura del disabile in questione, pur non ricevendo in cambio alcun aiuto o diritto. Perciò, la vita dei caregivers viene monopolizzata dalla cura del proprio familiare, dedicandovisi totalmente fino al punto da sembrare loro l’unica cosa giusta da fare, l’unico elemento cui dedicarsi nell’ambito della loro stessa vita. Tante sono le testimonianze e, se analizzate, l‘elemento in comune tra queste è la solitudine.

«Nessuno ci spiega, ci insegna, ci aiuta ad andare avanti», queste sono le parole più ripetute, quelle che ci permettono di comprendere le loro sensazioni a riguardo. La vita di un caregiver è caratterizzata da continui sforzi, difficoltà, sovraccarico di responsabilità e stanchezza. Il caregiver non sceglie di diventarlo, lo diventa per necessità perché mancano figure preposte all’assistenza domiciliare ed è indicativo pensare che molti sono costretti ad abbandonare il proprio lavoro per dedicarsi completamente al proprio familiare: stiamo parlando di circa il 66% di questi, in Italia. Tante sono le richieste da parte di questo esercito il quale non chiede soldi in mano, ma strutture e risorse. Dal punto di vista legislativo, non esiste niente che affronti la situazione e tuteli la loro figura; sono stati presentati vari disegni di legge ma, per il momento, solo in Emilia Romagna e poche altre regioni si sta portando avanti una legge regionale completamente dedicata a loro. Sarebbe oltremodo opportuno che una siffatta giurisprudenza si interessasse seriamente del problema esteso ad ogni regione italiana, cominciando tuttavia da una attenta e costante propensione all’ascolto di quelle che possono essere le esigenze di varia natura. Massima attenzione ai caregivers, dunque, poiché grazie a loro tanti dei nostri ragazzi “speciali” (e non solo i ragazzi) ricevono le dovute cure.

Una società civile degna di questo nome non può e non deve ignorarli e voltare loro le spalle ancora a lungo.

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