E. A. Mario un artista geniale, un uomo perbene
L’uscita del primo numero di «Buongiorno Napoli» coincide con la ricorrenza della scomparsa di E.A. Mario che, nel firmamento storico-musicale del ’900, fu senza dubbio tra i personaggi più significativi, in particolar modo nella prima metà del secolo.
Mi sembra giusto ricordare il poeta con i versi scritti alle soglie dei settant’anni, quando si augurava che il suo nome non fosse dimenticato nel tempo a venire, a testimonianza degli ideali ai quali aveva tenuto fede per tutta la sua non facile e intensissima esistenza, sperando di trasmetterli alle generazioni successive.
O nomme mio E quanno arriva ll’ora mia
ll’ora ca attocca a tutte quante
mme vaco a fa’ – comme s’’o fanno
ll’ate – nu suonno senza suonne.
I’ nun ‘o saccio che succede
‘e me, ma saccio sulamente
ca tutte ll’essere ‘e stu munno
so’ comme ‘e maglie ‘e ‘na catena.
E’ ‘na catena longa, eterna,
e p’ogne maglia ‘e sta catena
ce sta nu nomme nuosto scritto.
Sti nomme ‘o tiempo o ‘e scassa o ‘e rresta…
E i’ so’ felice si ‘nu juorno
se legge ancora ‘o nomme mio.
Di E.A. Mario, essendo sua nipote, potrei scrivere pagine e pagine senza essere ripetitiva, perché la vita di quest’uomo fu straordinaria giacché lui stesso, per tutto quello che scrisse, la rese tale. Ci tengo a dire che a renderlo “unico” non fu solo la sua arte, ma i sentimenti che in quella profuse. Era un uomo molto generoso, aiutava tutti, specialmente i più bisognosi. Amò profondamente la sua Patria e Napoli, la sua città. Volle credere in quelli che avrebbero potuto fare dell’Italia un Paese migliore, senza dare peso al loro colore politico e questo gli costò, quasi sempre, amarissime delusioni! E.A. Mario era un uomo infinitamente semplice e onesto: sono convinta che lui stesso non si rendesse veramente conto di quanto fosse celebre. Genio d’alto sentire, amò appassionatamente la moglie Adelina, le sue figlie, i nipoti; stimò gli amici e perdonò i nemici. Rispettò tutte le donne e, con la sua sensibilità, comprese come volevano essere amate.
Durante la sua esistenza, quest’uomo, geniale e perbene, scrisse più di 2000 canzoni, in vernacolo e in lingua. Molto spesso erano suoi sia i versi che le musiche. Tra i suoi più grandi successi ricordiamo: Comme se canta a Napule; Funtana all’ombra; Maggio, si tu; Io, ’na chitarra e ’a luna; Presentimento; Canzona appassiunata. La canzone italiana nacque a Napoli e, tra le più note del nostro artista, rammentiamo: Ladra; Vipera; Le rose rosse; Balocchi e profumi. Dal 1916 E.A. Mario divenne anche editore delle sue canzoni, per questo motivo lo scrittore Aniello Costagliola lo definì: “Il signor tutto della canzone!” Questa precisazione risulterà, involontariamente, riduttiva, perché E.A. Mario non scrisse solo canzoni, ma anche testi teatrali, saggi storici, poemi e poesie mai musicate, perché il loro autore voleva che non fossero accompagnate dalle note. Tra le sue attività, non bisogna dimenticare che fu un attento e colto giornalista. Per l’anagrafe, il nostro artista era Giovanni Ermete Gaeta, per l’arte E.A. Mario, figlio di genitori pellezzanesi Pellezzano è un comune in provincia di Salerno nacque a Napoli, nel vicolo Tutti i Santi n. 66, il 5 maggio 1884. Si spense a Napoli il 24 giugno 1961, al n. 30 di Viale Elena. Sulla facciata del palazzo, il 24 maggio 1965 fu apposta dal Comune di Napoli una targa in suo ricordo.
Oggi quel viale si chiama Antonio Gramsci. Ho voluto segnalare, dopo le già note attività, la sua figura di protagonista della prima metà del secolo perché furono le sue canzoni a celebrare eroismi ed eventi drammatici che travolsero il mondo intero. Celebri restano le sue canzoni: – La Leggenda del Piave. La compose durante la Prima guerra mondiale, nel 1918, e divenne Inno Nazionale Italiano dal 1943 al 1946, quando le fu preferito L’Inno di Mameli. Da allora La Leggenda del Piave fu considerata Inno Ufficiale della Patria e, infine, Inno delle Forze Armate; – Santa Lucia luntana, la canzone, per antonomasia, degli emigranti fu dedicata a quelli che si trasferivano all’estero per cercare lavoro e fortuna; – Tammurriata nera, la canzone composta nel 1944, su versi dei consuocero, il poeta Edoardo Nicolardi. Scritta durante la Seconda guerra mondiale, va intesa come “canzone profetica dell’integrazione razziale, un dramma storico dove viene esaltata la maternità”, giustamente interpretata nelle parole di Bruna Gaeta, figlia di E.A. Mario.
In secoli diversi, ma nel medesimo mese e giorno, sparirono dal mondo Napoleone, che diede nome alla sua età, e E.A Mario, cantore della Patria e voce nobilissima della poesia napoletana.
Delia Catalano Nipote di E.A. Mario