Hikikimori, ragazzi che si chiudono in camera e rifiutano ogni aiuto
Il fenomeno è ancora poco conosciuto ed è quasi “invisibile” come i soggetti che ne soffrono: si chiama “Hikikomori”, in giapponese significa “stare in disparte” e colpisce molti adolescenti più di quanti si possa pensare.
Sono invisibili, la loro vita si svolge interamente nella loro “cameretta”.
Si rifiutano di uscire, non vogliono vedere nessuno nè tantomeno avere rapporti sociali. Nella loro stanza leggono, disegnano, dormono, giocano ai videogiochi e sono sempre connessi ad Internet. Temono il giudizio del mondo esterno ed il loro modo di proteggersi è l’isolamento.
Troppo spesso incolpiamo le nuove tecnologie per essere la causa di nuove o vecchie patologie.
Le cause dell’ Hikikomori, però, sono molteplici ed il fenomeno, anche se meno noto, era già presente prima dell’era dei PC. Quello che sappiamo di questa sindrome è che l’isolamento può durare alcuni mesi o anni e senza l’aiuto della famiglia e degli esperti non si risolve.
Che cosa è l’Hikikomori ?
L’hikikomori è un meccanismo di difesa messo in atto per rispondere alle pressioni di realizzazione sociale. Il rendimento scolastico, la realizzazione personale, l’aspetto fisico, il vestire alla moda. Sono i principali motivi per i quali si crea una frattura tra la realtà e le aspettative di genitori, insegnanti e gruppo dei pari. Quando questa frattura diventa troppo grande, sentimenti quali impotenza, perdita di controllo, paura di fallire, prendono il sopravvento. Questi sentimenti negativi possono portare ad una non accettazione di quelle figure che sono fonti di tali aspettative. L’adolescente tende a rifugiarsi nella propria camera lontano dal confronto sociale e dalla vergogna.
Che caratteristiche hanno gli hikikomori?
Già nella pre-adolescenza possiamo trovare i primi segnali. Il passaggio chiave è tra la fine della scuola Primaria e l’inizio di quella Secondaria, quando nuovi attori come gli insegnanti e i nuovi compagni di classe fanno la loro comparsa. Spesso la chiusura non è netta: il primo segnale sono le frequenti assenze a scuola, l’inversione del ritmo sonno – veglia, il rinchiudersi in camera per svolgere attività che non comportano il coinvolgimento di altre persone.
La situazione in Italia.
Secondo alcune associazioni che si occupano del fenomeno, attualmente sono 100.000 casi i casi che coinvolgono ragazzi tra i 15 e i 25 anni, ma non mancano casi più giovani o più adulti. Provengono da famiglie benestanti e spesso sono figli unici, in quanto subiscono le maggiori aspettative genitoriali. In moltissimi casi sono figli di genitori separati. Sono ragazzi molto intelligenti, che non hanno alcun problema a livello scolastico e che hanno poco in comune con i compagni di classe.
Come si diventa Hikikomori
Le cause possono essere varie. Un carattere fragile sembra essere alla base dei ragazzi che provano dolore e disagio in alcune situazioni.
L’hikikomori sarebbe il risultato di una serie di aspetti caratteriali, sociali e familiari.
Caratteriali: sono ragazzi molto intelligenti, ma anche introversi e sensibili. Per questo motivo hanno difficoltà nell’instaurare relazioni soddisfacenti e durature, così come nell’affrontare difficoltà e delusioni.
Familiari: un padre emotivamente assente e l’eccessivo attaccamento con la madre sono spesso indicate nell’esperienza fatta in Giappone.
Scolastiche: le lunghe assenze da scuola sono tra i primi campanelli d’allarme. L’ambiente scolastico è vissuto in modo particolarmente negativo. Isolamento e bullismo sono spesso presenti.
Sociali: questi ragazzi hanno visione negativa del mondo nel quale vivono. Le pressioni di realizzazione sociale sono particolarmente stressanti per loro al punto di rifiutare qualsiasi confronto, fino ad arrivare ad un vero e proprio rifiuto della vita sociale. Più aumenta l’età e più restano segregati in camera.
Cosa non è l’hikikomori
Spesso si scambia il fenomeno dell’Hikikomori con la dipendenza da internet. Il fenomeno è scoppiato in Giappone molto prima della diffusione del personal computer. Potremmo considerare positivamente l’utilizzo del web in quanto consente di avere relazioni sociali seppur attraverso uno schermo.
Non è depressione
Per alcuni l’isolamento degli hikikomori potrebbe essere la conseguenza di uno stato depressivo. In realtà l’hikikomori non è una malattia (al contrario della depressione). È stata dimostrata l’esistenza di un “hikikomori primario”, che si svilupperebbe prima di altre patologie.
Non è una fobia sociale:
Non è riconducibile ad un disturbo d’ansia, come la fobia sociale o l’agorafobia .
È possibile aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato?
Sì. Sono pochi i terapeuti esperti su queste tematiche; i medici e gli psichiatri spesso non conoscono il fenomeno e tendono ad inquadrarlo come fobia sociale, disturbo della personalità, depressione…”,
La terapia familiare invece sembra dare ottimi risultati. Importante è il coinvolgimento di entrambe le figure genitoriali per la buona riuscita della terapia.
La terapia farmacologica sembra non sortire alcun effetto e quindi può rivelarsi inutile e dannosa ad eccezione di quei casi, particolarmente gravi, nei quali il soggetto sviluppa manifestazioni di tipo paranoico.